Monastero di San Benedetto

Monastero di San Benedetto

Descrizione

Il complesso del Monastero San Benedetto, che comprende il monastero e la chiesa, si trova appena al di sotto delle mura veneziane, in quello che un tempo era il borgo di Santo Stefano, l’odierna via S. Alessandro.
Le sue origini non hanno data certa ma è noto che le comunità benedettine locali di Santa Maria Novella e Santa Maria in Valmarina, decimate nel XIII secolo da pestilenze e carestie, si unirono per sopravvivere e verso la fine del 1493 si stabilirono ufficialmente in Borgo Santo Stefano.

Prima di questa data, le notizie documentate sono poche. Si sa che nel 1448 fu eretta una piccola chiesa, dedicata tre anni dopo a san Benedetto; ne rimangono tracce architettoniche sul lato di via S. Alessandro. Dopo il 1493 la comunità crebbe rapidamente e il 18 giugno 1504 arrivò a contare 28 monache: questo portò a un ampliamento del complesso. Nel 1504 iniziò la costruzione della nuova chiesa; già nel 1516 risultavano necessari dei restauri, a causa del cedimento di una parete. Il nuovo progetto venne affidato all’architetto bergamasco Pietro Cleri detto Isabello, che già si era occupato della risistemazione della cappella interna delle monache, affrescata negli anni 1510-15 da Jacopino de’ Scipioni e bottega, in seguito trasformata in sacrestia maggiore.
Nel corso del Settecento la chiesa visse ulteriori cambiamenti ma, con l’avvento della Repubblica Cisalpina nel 1797 e la soppressione degli Ordini religiosi, il monastero fu improvvisamente chiuso e i suoi arredi liturgici - fra cui un altare d’argento, paramenti e numerose suppellettili - furono requisite dall’autorità napoleonica. Alle pale d’altare toccò la stessa sorte, infatti sia l'Assunta di Gianbattista Moroni sia il S. Stefano di Calisto Piazza furono trasferiti al Museo di Brera.
Nonostante la situazione, le monache poterono restare a vivere nel monastero, pur se con una vita comunitaria molto limitata. Il monastero tornò ad essere tale, di nome e di fatto, con il ripristino del 10 maggio 1827.

In tempi molto più recenti, il monastero è tornato a svelare dettagli della propria storia grazie ad alcuni lavori alla pavimentazione eseguiti negli anni Ottanta. Sotto il pavimento della chiesa, infatti, sono state rinvenute varie sepolture: le abbadesse e le priore sotto l’altare maggiore, le monache lungo la cancellata sul lato est, e diversi laici in altre zone. Le spoglie sono state riunite in un’unica sepoltura, oggi ben visibile grazie alla nuova pavimentazione in marmo bianco e rosso di Verona.

 

Il chiostrino di San Benedetto

Lungo via S. Alessandro si apre il chiostro porticato di San Benedetto, che si presenta come elegante ingresso al Monastero. Realizzato da Pietro Isabello, presenta una pianta rettangolare su sei archi a tutto sesto, sorretti su tre lati da colonne in arenaria. Nelle dodici lunette spiccano altrettanti affreschi cinquecenteschi di Cristoforo Baschenis il Giovane, che ripercorrono la vita di San Benedetto. 
Il chiostrino costituisce il passaggio tra l'esterno della struttura e il grande complesso monastico, dotato anche un accesso diretto alla chiesa.

 

La chiesa

La chiesa conserva ancora intatto il suo carattere cinquecentesco e presenta una facciata principale e una laterale tripartite da lesene; al centro della facciata principale campeggia un portale architravato, sormontato da un piccolo timpano. L’edificio ha pianta centrale e cupola racchiusa in un tiburio ottagonale. 
All'interno, le monache di clausura hanno la possibilità di seguire la messa dall’alto del coro, chiuso da una transenna lignea e posto sopra all’ elegante porticato.

Nel presbiterio sono conservate diverse opere d’arte degne di nota, quali una Madonna con Bambino e la pala con Il Miracolo dell'acqua che sgorga dall'arca dei santi Fermo, Rustico e Procolo, entrambi del Cavagna. Una volta all’interno vale assolutamente la pena di alzare lo sguardo e ammirare la cupola affrescata, che presenta scene della vita benedettina.


Continua

Il complesso del Monastero San Benedetto, che comprende il monastero e la chiesa, si trova appena al di sotto delle mura veneziane, in quello che un tempo era il borgo di Santo Stefano, l’odierna via S. Alessandro.
Le sue origini non hanno data certa ma è noto che le comunità benedettine locali di Santa Maria Novella e Santa Maria in Valmarina, decimate nel XIII secolo da pestilenze e carestie, si unirono per sopravvivere e verso la fine del 1493 si stabilirono ufficialmente in Borgo Santo Stefano.

Prima di questa data, le notizie documentate sono poche. Si sa che nel 1448 fu eretta una piccola chiesa, dedicata tre anni dopo a san Benedetto; ne rimangono tracce architettoniche sul lato di via S. Alessandro. Dopo il 1493 la comunità crebbe rapidamente e il 18 giugno 1504 arrivò a contare 28 monache: questo portò a un ampliamento del complesso. Nel 1504 iniziò la costruzione della nuova chiesa; già nel 1516 risultavano necessari dei restauri, a causa del cedimento di una parete. Il nuovo progetto venne affidato all’architetto bergamasco Pietro Cleri detto Isabello, che già si era occupato della risistemazione della cappella interna delle monache, affrescata negli anni 1510-15 da Jacopino de’ Scipioni e bottega, in seguito trasformata in sacrestia maggiore.
Nel corso del Settecento la chiesa visse ulteriori cambiamenti ma, con l’avvento della Repubblica Cisalpina nel 1797 e la soppressione degli Ordini religiosi, il monastero fu improvvisamente chiuso e i suoi arredi liturgici - fra cui un altare d’argento, paramenti e numerose suppellettili - furono requisite dall’autorità napoleonica. Alle pale d’altare toccò la stessa sorte, infatti sia l'Assunta di Gianbattista Moroni sia il S. Stefano di Calisto Piazza furono trasferiti al Museo di Brera.
Nonostante la situazione, le monache poterono restare a vivere nel monastero, pur se con una vita comunitaria molto limitata. Il monastero tornò ad essere tale, di nome e di fatto, con il ripristino del 10 maggio 1827.

In tempi molto più recenti, il monastero è tornato a svelare dettagli della propria storia grazie ad alcuni lavori alla pavimentazione eseguiti negli anni Ottanta. Sotto il pavimento della chiesa, infatti, sono state rinvenute varie sepolture: le abbadesse e le priore sotto l’altare maggiore, le monache lungo la cancellata sul lato est, e diversi laici in altre zone. Le spoglie sono state riunite in un’unica sepoltura, oggi ben visibile grazie alla nuova pavimentazione in marmo bianco e rosso di Verona.

 

Il chiostrino di San Benedetto

Lungo via S. Alessandro si apre il chiostro porticato di San Benedetto, che si presenta come elegante ingresso al Monastero. Realizzato da Pietro Isabello, presenta una pianta rettangolare su sei archi a tutto sesto, sorretti su tre lati da colonne in arenaria. Nelle dodici lunette spiccano altrettanti affreschi cinquecenteschi di Cristoforo Baschenis il Giovane, che ripercorrono la vita di San Benedetto. 
Il chiostrino costituisce il passaggio tra l'esterno della struttura e il grande complesso monastico, dotato anche un accesso diretto alla chiesa.

 

La chiesa

La chiesa conserva ancora intatto il suo carattere cinquecentesco e presenta una facciata principale e una laterale tripartite da lesene; al centro della facciata principale campeggia un portale architravato, sormontato da un piccolo timpano. L’edificio ha pianta centrale e cupola racchiusa in un tiburio ottagonale. 
All'interno, le monache di clausura hanno la possibilità di seguire la messa dall’alto del coro, chiuso da una transenna lignea e posto sopra all’ elegante porticato.

Nel presbiterio sono conservate diverse opere d’arte degne di nota, quali una Madonna con Bambino e la pala con Il Miracolo dell'acqua che sgorga dall'arca dei santi Fermo, Rustico e Procolo, entrambi del Cavagna. Una volta all’interno vale assolutamente la pena di alzare lo sguardo e ammirare la cupola affrescata, che presenta scene della vita benedettina.