Palazzo o Casa della Libertà

Palazzo o Casa della Libertà

Descrizione

Noto un tempo come Casa Littoria, dedicata all'eroe cittadino Antonio Locatelli e sede altamente simbolica del Partito Fascista locale, il Palazzo della Libertà si trova nel cuore di Città Bassa.

Funge da quinta scenografica e monumentale all’omonima Piazza, creata durante il piano di riqualificazione dell'area ove sorgeva l'antico Ospedale S. Marco, demolito negli anni ‘30 del Novecento.
Nel 1936, per ridefinire al meglio questo spazio rimasto vuoto, fu indetto un concorso: la commissione giudicatrice - di cui faceva parte anche Marcello Piacentini, autore del magnifico Centro Piacentiniano - decise di assegnare il primo premio al progetto dell'architetto Alziro BergonzoLa piazza fu aperta alla cittadinanza il 28 ottobre 1939, anniversario della marcia su Roma, con la speranza che l’anno successivo Mussolini potesse inaugurarla ufficialmente, cosa che non accadde.
Divenuta proprietà del Demanio statale nel dopoguerra, divenne la Casa della Libertà e fu destinata a sede di vari enti e associazioni, con notevoli trasformazioni interne.
Dal 2017, il Comune di Bergamo ha ottenuto i permessi per l'utilizzo di spazi al piano terra.

Il corpo architettonico è completamente rivestito in marmo bianco-rosato di Zandobbio. La facciata principale, posta su Piazza Libertà, è costituita da un imponente porticato di dodici pilastri d’ordine gigante; sull’architrave campeggia la dedica “Ad Antonio Locatelli, tre volte medaglia d’oro, eroe della Guerra e della Rivoluzione”.
La scala d’accesso è decorata da sei bassorilievi di Edoardo Villa, raffiguranti vari protagonisti della storia bergamasca. Tramite la scala si accede all'atrio monumentale, originariamente illuminato da vetrate e da un lucernario; sulla parete che lo separa dall'ex-Salone della vecchia guardia (ora auditorium) si può ammirare la Vita eroica di Antonio Locatelli, realizzata da Antonio Giuseppe Santagata nel 1940. Oltre al salone, al piano terra erano originariamente ubicati il sacrario, i servizi amministrativi e tecnici. Il primo piano ospitava gli uffici del Federale e quelli della Segreteria politica; quelli superiori accoglievano le sedi di alcune organizzazioni del partito.

Fra le particolarità dell’edificio vi è il fatto che Alziro Bergonzo non progettò soltanto la parte architettonica, ma anche gli arredi degli uffici, la cui destinazione d'uso era già prevista nel bando di concorso.
Fra gli artisti che lavorarono all'apparato decorativo spiccano i nomi di Leone Lodi (1900-1974), Nino Galizzi (1891-1975) e il già citato Edoardo Villa (1915-2011) per le sculture, Contardo Barbieri (1900-1966), Arnaldo Carpanetti (1898-1969), Gianfilippo Usellini (1903-1971) e Domenico Rossi (1911-1955) per le pitture.

Il Palazzo ha con la piazza antistante uno stretto rapporto spaziale e decorativo. Proprio di fronte, al centro della partizione geometrica che lega idealmente tutti gli edifici circostanti, domina la fontana ottagonale opera di Claudio Nani, il cui corpo dialoga con le forme e i colori del Palazzo. Sul lato sinistro è posta inoltre la grande statua di Elia Ajolfi, I doni della terra (1999).

Il palazzo è una delle maggiori opere novecentesche realizzate a Bergamo.


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Noto un tempo come Casa Littoria, dedicata all'eroe cittadino Antonio Locatelli e sede altamente simbolica del Partito Fascista locale, il Palazzo della Libertà si trova nel cuore di Città Bassa.

Funge da quinta scenografica e monumentale all’omonima Piazza, creata durante il piano di riqualificazione dell'area ove sorgeva l'antico Ospedale S. Marco, demolito negli anni ‘30 del Novecento.
Nel 1936, per ridefinire al meglio questo spazio rimasto vuoto, fu indetto un concorso: la commissione giudicatrice - di cui faceva parte anche Marcello Piacentini, autore del magnifico Centro Piacentiniano - decise di assegnare il primo premio al progetto dell'architetto Alziro BergonzoLa piazza fu aperta alla cittadinanza il 28 ottobre 1939, anniversario della marcia su Roma, con la speranza che l’anno successivo Mussolini potesse inaugurarla ufficialmente, cosa che non accadde.
Divenuta proprietà del Demanio statale nel dopoguerra, divenne la Casa della Libertà e fu destinata a sede di vari enti e associazioni, con notevoli trasformazioni interne.
Dal 2017, il Comune di Bergamo ha ottenuto i permessi per l'utilizzo di spazi al piano terra.

Il corpo architettonico è completamente rivestito in marmo bianco-rosato di Zandobbio. La facciata principale, posta su Piazza Libertà, è costituita da un imponente porticato di dodici pilastri d’ordine gigante; sull’architrave campeggia la dedica “Ad Antonio Locatelli, tre volte medaglia d’oro, eroe della Guerra e della Rivoluzione”.
La scala d’accesso è decorata da sei bassorilievi di Edoardo Villa, raffiguranti vari protagonisti della storia bergamasca. Tramite la scala si accede all'atrio monumentale, originariamente illuminato da vetrate e da un lucernario; sulla parete che lo separa dall'ex-Salone della vecchia guardia (ora auditorium) si può ammirare la Vita eroica di Antonio Locatelli, realizzata da Antonio Giuseppe Santagata nel 1940. Oltre al salone, al piano terra erano originariamente ubicati il sacrario, i servizi amministrativi e tecnici. Il primo piano ospitava gli uffici del Federale e quelli della Segreteria politica; quelli superiori accoglievano le sedi di alcune organizzazioni del partito.

Fra le particolarità dell’edificio vi è il fatto che Alziro Bergonzo non progettò soltanto la parte architettonica, ma anche gli arredi degli uffici, la cui destinazione d'uso era già prevista nel bando di concorso.
Fra gli artisti che lavorarono all'apparato decorativo spiccano i nomi di Leone Lodi (1900-1974), Nino Galizzi (1891-1975) e il già citato Edoardo Villa (1915-2011) per le sculture, Contardo Barbieri (1900-1966), Arnaldo Carpanetti (1898-1969), Gianfilippo Usellini (1903-1971) e Domenico Rossi (1911-1955) per le pitture.

Il Palazzo ha con la piazza antistante uno stretto rapporto spaziale e decorativo. Proprio di fronte, al centro della partizione geometrica che lega idealmente tutti gli edifici circostanti, domina la fontana ottagonale opera di Claudio Nani, il cui corpo dialoga con le forme e i colori del Palazzo. Sul lato sinistro è posta inoltre la grande statua di Elia Ajolfi, I doni della terra (1999).

Il palazzo è una delle maggiori opere novecentesche realizzate a Bergamo.