Ezio Lorenzi, Ferramenta e casalinghi

Ezio Lorenzi, Ferramenta e casalinghi

Descrizione

Insieme al Distretto Urbano del Commercio abbiamo incontrato Ezio Lorenzi, padrone della cosidetta “Tutteria” di Città Alta. Ecco la storia della sua bottega:

Scoppia a ridere Ezio Lorenzi – novant’anni a maggio e dal 1956 in città alta - quando gli diciamo che la sua piccola bottega delle cose in via Salvecchio è nota ai cittadini come la “Tutteria”.

Di solito le persone arrivano da lui perché qualcuno suggerisce “vai da che la che ga tot!” e lui, come un Winston Wolf d’altri tempi, è per tutti l’uomo che risolve problemi: elettrici, idraulici o di bricolage … Da lui si trova proprio tutto e sempre un buon consiglio su come procedere.

Dietro al piccolo banco del negozio, pare l’ammiraglio di una nave, che trasporta merci di ogni genere in giro per il mondo: in realtà Ezio non si è quasi mai allontanato dalla sua amata Città Alta.

Per un breve periodo ha vissuto in Bergamo Bassa, ma ogni mattina uscendo di casa presto si trovava a guardare il profilo di chiese e torri e a sospirare malinconico “Ada là cita olta” E così dopo poco vi è tornato per non lasciarla più.

Ancora oggi - e a questo dice di dover la sua buona salute - ogni giorno si alza prima che faccia mattino, cammina sulle mura per quarantacinque minuti e si ferma solo il tempo di vedere il sole sorgere. “Mi piace vedere l’alba!” dice con i suoi occhi color cielo che sorridono.

Poi, alle sette e trenta in punto, apre la sua piccola bottega zeppa di cose, con gli scaffali colmi fino al soffitto. Chiude solo nei giorni dell’inventario e, a veder la quantità di materiali riposti ovunque, verrebbe da pensare che si fermi per mesi. Invece lui sa esattamente cosa entra e cosa esce: con l’indice si picchietta la fronte e dice “io ho tutto qui e anche quando sono caduto dal tetto la testa ha continuato a funzionare”.

Aveva imparato il mestiere durante l’estate, “facendo il piccolo da un elettricista”, e a metà degli anni cinquanta zompettava sui tetti di Città Alta per mettere a tutti le antenne della televisione.

Un giorno cadde malamente e, grato di essersi salvato, decise che era tempo di cambiare mestiere. Però tornò talvolta sui tetti, giacché sapeva che “se cadi e ti prende la paura poi non lo fai più” e lui non voleva vincesse lei.

Così, prima accanto alla Chiesa del Carmine e poi in Via Salvecchio, iniziò a prendersi cura delle piccole riparazioni e dei problemi delle case e dei commercianti di Città Alta.

Ancora oggi, nell’unica mattina di chiusura si reca presso qualche abitazione a sistemare ciò che non funziona, perché tutti lo cercano e … come fai a dir di no?

Ezio gesticola poco e spesso tiene il palmo delle mani a vista: “il lavoro lo fai con mani e testa, ma le mani servono anche per stringere patti e prendere accordi di fiducia” dice sereno.

Almeno una volta era così. “C’era più fratellanza e onestà e quando qualcuno non poteva pagare, veniva ad avvisarti e tu sapevi che dovevi solo pazientare un po’. Avevamo avuto tutti momenti difficili. C’era compassione”.

Dice poi che la cura verso le persone era un fatto autentico e per farci capire cose intende ci racconta che in passato era prassi tra i commercianti, quando vedevano passare il proprio debitore, di ritrarsi e non farsi vedere, per non umiliarlo in un tempo faticoso e non farlo vergognare della brutta situazione che stava vivendo.

E oggi come si sta?

“In questo tempo non ci troviamo bene in generale, c’è meno cura reciproca, ma ogni sera vedo i miei amici di Città Alta al bar Cavour, ci facciamo un bel calesì e poi torno a casa, risposo e aspetto l’alba”.


Continua

Insieme al Distretto Urbano del Commercio abbiamo incontrato Ezio Lorenzi, padrone della cosidetta “Tutteria” di Città Alta. Ecco la storia della sua bottega:

Scoppia a ridere Ezio Lorenzi – novant’anni a maggio e dal 1956 in città alta - quando gli diciamo che la sua piccola bottega delle cose in via Salvecchio è nota ai cittadini come la “Tutteria”.

Di solito le persone arrivano da lui perché qualcuno suggerisce “vai da che la che ga tot!” e lui, come un Winston Wolf d’altri tempi, è per tutti l’uomo che risolve problemi: elettrici, idraulici o di bricolage … Da lui si trova proprio tutto e sempre un buon consiglio su come procedere.

Dietro al piccolo banco del negozio, pare l’ammiraglio di una nave, che trasporta merci di ogni genere in giro per il mondo: in realtà Ezio non si è quasi mai allontanato dalla sua amata Città Alta.

Per un breve periodo ha vissuto in Bergamo Bassa, ma ogni mattina uscendo di casa presto si trovava a guardare il profilo di chiese e torri e a sospirare malinconico “Ada là cita olta” E così dopo poco vi è tornato per non lasciarla più.

Ancora oggi - e a questo dice di dover la sua buona salute - ogni giorno si alza prima che faccia mattino, cammina sulle mura per quarantacinque minuti e si ferma solo il tempo di vedere il sole sorgere. “Mi piace vedere l’alba!” dice con i suoi occhi color cielo che sorridono.

Poi, alle sette e trenta in punto, apre la sua piccola bottega zeppa di cose, con gli scaffali colmi fino al soffitto. Chiude solo nei giorni dell’inventario e, a veder la quantità di materiali riposti ovunque, verrebbe da pensare che si fermi per mesi. Invece lui sa esattamente cosa entra e cosa esce: con l’indice si picchietta la fronte e dice “io ho tutto qui e anche quando sono caduto dal tetto la testa ha continuato a funzionare”.

Aveva imparato il mestiere durante l’estate, “facendo il piccolo da un elettricista”, e a metà degli anni cinquanta zompettava sui tetti di Città Alta per mettere a tutti le antenne della televisione.

Un giorno cadde malamente e, grato di essersi salvato, decise che era tempo di cambiare mestiere. Però tornò talvolta sui tetti, giacché sapeva che “se cadi e ti prende la paura poi non lo fai più” e lui non voleva vincesse lei.

Così, prima accanto alla Chiesa del Carmine e poi in Via Salvecchio, iniziò a prendersi cura delle piccole riparazioni e dei problemi delle case e dei commercianti di Città Alta.

Ancora oggi, nell’unica mattina di chiusura si reca presso qualche abitazione a sistemare ciò che non funziona, perché tutti lo cercano e … come fai a dir di no?

Ezio gesticola poco e spesso tiene il palmo delle mani a vista: “il lavoro lo fai con mani e testa, ma le mani servono anche per stringere patti e prendere accordi di fiducia” dice sereno.

Almeno una volta era così. “C’era più fratellanza e onestà e quando qualcuno non poteva pagare, veniva ad avvisarti e tu sapevi che dovevi solo pazientare un po’. Avevamo avuto tutti momenti difficili. C’era compassione”.

Dice poi che la cura verso le persone era un fatto autentico e per farci capire cose intende ci racconta che in passato era prassi tra i commercianti, quando vedevano passare il proprio debitore, di ritrarsi e non farsi vedere, per non umiliarlo in un tempo faticoso e non farlo vergognare della brutta situazione che stava vivendo.

E oggi come si sta?

“In questo tempo non ci troviamo bene in generale, c’è meno cura reciproca, ma ogni sera vedo i miei amici di Città Alta al bar Cavour, ci facciamo un bel calesì e poi torno a casa, risposo e aspetto l’alba”.