Chiesa di Santa Grata Inter Vites

Chiesa di Santa Grata Inter Vites

Descrizione

La chiesa è intitolata a Santa Grata, compatrona di Bergamo, ed è il luogo di sepoltura originario del corpo della Santa che fu tumulato qui fino all’anno 1.000, per poi essere spostato nell’altra chiesa omonima situata in via Arena, all’interno delle mura.

Originario del Trecento, l’edificio venne distrutto due secoli dopo per fare spazio alle Mura venete; fu quindi completamente ricostruito nel Settecento.

Se ti stai chiedendo cosa significhi “inter vites”? Devi sapere che l’edificio sorgeva in una campagna, proprio in un luogo adibito alla coltivazione di vigneti, che nel settecento però già non esistevano più.

Di fronte alla chiesa puoi vedere l’imponente scalone di San Gottardo, dal nome del complesso che si trova al termine della salita e che ospitava un monastero soppresso nel 1798.

All’interno invece, troverai il ciclo di tele. Scene di scheletri viventi dell’artista ottocentesco Paolo Vincenzo Bonomini. Un’opera spregiudicata per l’epoca, perché gli scheletri somigliavano molto a persone reali che abitavano nel borgo: dal carpentiere ai due frati in preghiera, dalla coppia campagnola agli sposi borghesi, fino al tamburino della Repubblica Cisalpina e persino se stesso con la consorte.


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La chiesa è intitolata a Santa Grata, compatrona di Bergamo, ed è il luogo di sepoltura originario del corpo della Santa che fu tumulato qui fino all’anno 1.000, per poi essere spostato nell’altra chiesa omonima situata in via Arena, all’interno delle mura.

Originario del Trecento, l’edificio venne distrutto due secoli dopo per fare spazio alle Mura venete; fu quindi completamente ricostruito nel Settecento.

Se ti stai chiedendo cosa significhi “inter vites”? Devi sapere che l’edificio sorgeva in una campagna, proprio in un luogo adibito alla coltivazione di vigneti, che nel settecento però già non esistevano più.

Di fronte alla chiesa puoi vedere l’imponente scalone di San Gottardo, dal nome del complesso che si trova al termine della salita e che ospitava un monastero soppresso nel 1798.

All’interno invece, troverai il ciclo di tele. Scene di scheletri viventi dell’artista ottocentesco Paolo Vincenzo Bonomini. Un’opera spregiudicata per l’epoca, perché gli scheletri somigliavano molto a persone reali che abitavano nel borgo: dal carpentiere ai due frati in preghiera, dalla coppia campagnola agli sposi borghesi, fino al tamburino della Repubblica Cisalpina e persino se stesso con la consorte.