Monastero di San Benedetto

Monastero di San Benedetto

Descrizione

Il complesso del Monastero San Benedetto, che comprende il monastero e la chiesa, si trova appena al di sotto delle mura veneziane, in quello che un tempo era il borgo di Santo Stefano, l’odierna via S. Alessandro.

Santa Maria Novella, in origine fondazione umiliata, passò nel sec. XIV alle benedettine di S. Giuliano di Bonate. Le monache benedettine di Valmarina (se ne ha notizia dal 1153) si trasferirono dal contado il secolo successivo, stabilendosi poco sotto, sempre lungo via S. Alessandro (il Rizolo). Si sa che nel 1448 fu eretta una piccola chiesa, dedicata tre anni dopo a san Benedetto; ne rimangono tracce architettoniche sul lato di via S. Alessandro.
Dopo il 1493 le due Comunità si unirono e il nuovo nucleo crebbe rapidamente. Nel 1504 iniziò la costruzione della nuova chiesa; già nel 1516 risultavano necessari dei restauri, a causa del cedimento di una parete. Il nuovo progetto venne affidato all’architetto bergamasco Pietro Cleri detto Isabello, che già si era occupato della risistemazione della cappella interna delle monache, affrescata negli anni 1510-15 da Jacopino de’ Scipioni e bottega, in seguito trasformata in sacrestia maggiore.

Nel corso del Settecento la chiesa visse ulteriori cambiamenti ma, con l’avvento della Repubblica Cisalpina nel 1797 e la soppressione degli Ordini religiosi, il monastero fu chiuso e i suoi arredi liturgici - fra cui un altare d’argento, paramenti e numerose suppellettili - furono requisite dall’autorità napoleonica. Alle pale d’altare toccò la stessa sorte, infatti sia l'Assunta di Gianbattista Moroni sia il S. Stefano di Calisto Piazza furono trasferiti al Museo di Brera.
Nonostante la situazione, le monache poterono restare a vivere nel monastero, pur se con una vita comunitaria molto limitata. Il monastero tornò ad essere tale, di nome e di fatto, con il ripristino del 10 maggio 1827.

In tempi molto più recenti, il monastero è tornato a svelare dettagli della propria storia grazie ad alcuni lavori all’interno della sacrestia - con il ritrovamento del lacerto d’affresco della miracolosa Madonna del pianto, che ha permesso di individuare l’antico sito del presbiterio orientato - e alla pavimentazione, eseguiti negli anni Ottanta del secolo scorso.

 

Il chiostrino di San Benedetto

Lungo via S. Alessandro si apre il chiostro porticato di San Benedetto, che si presenta come elegante ingresso al Monastero. Realizzato da Pietro Isabello, presenta una pianta rettangolare su sei archi a tutto sesto, sorretti su tre lati da colonne in arenaria. Nelle dodici lunette spiccano altrettanti affreschi cinquecenteschi di Cristoforo Baschenis il Giovane, che ripercorrono la vita di San Benedetto. 
Il chiostrino costituisce il passaggio tra l'esterno della struttura e il grande complesso monastico, dotato anche un accesso diretto alla chiesa.

 

La chiesa

La chiesa conserva ancora intatto il suo carattere cinquecentesco e presenta una facciata principale e una laterale tripartite da lesene; al centro della facciata principale campeggia un portale architravato, sormontato da un piccolo timpano. L’edificio ha pianta centrale e cupola racchiusa in un tiburio ottagonale. 
Il coro, chiuso da una transenna lignea e posto sopra all’elegante porticato, permetteva di seguire le celebrazioni al nuovo altare orientato a nord dall’Isabello.

All'interno sono conservate diverse opere d’arte degne di nota, quali una Madonna con Bambino e santi d’impostazione lottesca, eseguita da Lucano da Imola, e la pala con Il Miracolo dell'acqua che sgorga dall'arca dei santi Fermo, Rustico e Procolo di G. P. Cavagna (1621).
La pregevole cancellata in ferro battuto è del sec. XVII. Cattura l’attenzione il Comunicatoio in legno scolpito e dorato del ticinese Carabelli. Non rimane poi che alzare lo sguardo e ammirare la cupola affrescata da G. A. Orelli nel 1756, che presenta la scena dell’Incoronazione della Vergine Maria tra i santi Benedetto e Scolastica, e i Titolari delle diverse Comunità che man mano si unirono nel corso dei secoli al primitivo nucleo monastico.

 


Continua

Il complesso del Monastero San Benedetto, che comprende il monastero e la chiesa, si trova appena al di sotto delle mura veneziane, in quello che un tempo era il borgo di Santo Stefano, l’odierna via S. Alessandro.

Santa Maria Novella, in origine fondazione umiliata, passò nel sec. XIV alle benedettine di S. Giuliano di Bonate. Le monache benedettine di Valmarina (se ne ha notizia dal 1153) si trasferirono dal contado il secolo successivo, stabilendosi poco sotto, sempre lungo via S. Alessandro (il Rizolo). Si sa che nel 1448 fu eretta una piccola chiesa, dedicata tre anni dopo a san Benedetto; ne rimangono tracce architettoniche sul lato di via S. Alessandro.
Dopo il 1493 le due Comunità si unirono e il nuovo nucleo crebbe rapidamente. Nel 1504 iniziò la costruzione della nuova chiesa; già nel 1516 risultavano necessari dei restauri, a causa del cedimento di una parete. Il nuovo progetto venne affidato all’architetto bergamasco Pietro Cleri detto Isabello, che già si era occupato della risistemazione della cappella interna delle monache, affrescata negli anni 1510-15 da Jacopino de’ Scipioni e bottega, in seguito trasformata in sacrestia maggiore.

Nel corso del Settecento la chiesa visse ulteriori cambiamenti ma, con l’avvento della Repubblica Cisalpina nel 1797 e la soppressione degli Ordini religiosi, il monastero fu chiuso e i suoi arredi liturgici - fra cui un altare d’argento, paramenti e numerose suppellettili - furono requisite dall’autorità napoleonica. Alle pale d’altare toccò la stessa sorte, infatti sia l'Assunta di Gianbattista Moroni sia il S. Stefano di Calisto Piazza furono trasferiti al Museo di Brera.
Nonostante la situazione, le monache poterono restare a vivere nel monastero, pur se con una vita comunitaria molto limitata. Il monastero tornò ad essere tale, di nome e di fatto, con il ripristino del 10 maggio 1827.

In tempi molto più recenti, il monastero è tornato a svelare dettagli della propria storia grazie ad alcuni lavori all’interno della sacrestia - con il ritrovamento del lacerto d’affresco della miracolosa Madonna del pianto, che ha permesso di individuare l’antico sito del presbiterio orientato - e alla pavimentazione, eseguiti negli anni Ottanta del secolo scorso.

 

Il chiostrino di San Benedetto

Lungo via S. Alessandro si apre il chiostro porticato di San Benedetto, che si presenta come elegante ingresso al Monastero. Realizzato da Pietro Isabello, presenta una pianta rettangolare su sei archi a tutto sesto, sorretti su tre lati da colonne in arenaria. Nelle dodici lunette spiccano altrettanti affreschi cinquecenteschi di Cristoforo Baschenis il Giovane, che ripercorrono la vita di San Benedetto. 
Il chiostrino costituisce il passaggio tra l'esterno della struttura e il grande complesso monastico, dotato anche un accesso diretto alla chiesa.

 

La chiesa

La chiesa conserva ancora intatto il suo carattere cinquecentesco e presenta una facciata principale e una laterale tripartite da lesene; al centro della facciata principale campeggia un portale architravato, sormontato da un piccolo timpano. L’edificio ha pianta centrale e cupola racchiusa in un tiburio ottagonale. 
Il coro, chiuso da una transenna lignea e posto sopra all’elegante porticato, permetteva di seguire le celebrazioni al nuovo altare orientato a nord dall’Isabello.

All'interno sono conservate diverse opere d’arte degne di nota, quali una Madonna con Bambino e santi d’impostazione lottesca, eseguita da Lucano da Imola, e la pala con Il Miracolo dell'acqua che sgorga dall'arca dei santi Fermo, Rustico e Procolo di G. P. Cavagna (1621).
La pregevole cancellata in ferro battuto è del sec. XVII. Cattura l’attenzione il Comunicatoio in legno scolpito e dorato del ticinese Carabelli. Non rimane poi che alzare lo sguardo e ammirare la cupola affrescata da G. A. Orelli nel 1756, che presenta la scena dell’Incoronazione della Vergine Maria tra i santi Benedetto e Scolastica, e i Titolari delle diverse Comunità che man mano si unirono nel corso dei secoli al primitivo nucleo monastico.