MARIO & MICHELE ACCONCIATORI

MARIO & MICHELE ACCONCIATORI

Descripción

Dal 1968, Mario è barbiere, si è fatto conoscere in città, si è tenuto aggiornato con le nuove tecniche di lavoro e ha insegnato al figlio Michele il mestiere di acconciatore.

Padre e figlio lavorano insieme, un mix tra due stili diversi per soddisfare ogni richiesta della clientela.

 

Insieme al Distretto Urbano del Commercio li abbiamo incontrati e questa è la loro storia:

“Mario e Michele. Un padre e un figlio. Gli stessi gesti gentili.

Lo stesso sguardo lieve e sapiente sulle cose della vita.

Mario ha iniziato nel 1968 facendo il garzone nella bottega di un barbiere in via Ventiquattro Maggio.

Ha cominciato a lavorare per due ragioni principali e ugualmente importanti: innanzitutto perché aveva quattro fratelli e cinque sorelle e bisognava pur aiutare in casa. In secondo luogo per una sorta di rivalsa: “Da bambino mi tagliavano sempre i capelli alla 'Umberto I' lasciandomi solo un ciuffetto davanti, dritto in piedi. Non ne potevo più e così mi sono preso la mia rivincita e sono diventato barbiere!”

Si fece poi crescere i capelli come prevedeva la moda beat degli anni 70. “Mi piaceva un sacco - commenta alzando il mento - ma poi arrivò il militare e ci rasarono tutti. Pensa che un amico, che aveva fatto il viaggio in treno con me il giorno prima, non mi riconobbe!” 

Mario, capelli folti e bianchi e un ampio gesticolare, ricorda con benevolenza la sua storia e anche ciò che probabilmente ha vissuto con maggior tensione nel racconto si trasforma in un sorriso degli occhi.

Tutto lo ha portato ad essere quello che è e verso tutto ha indubbiamente uno sguardo grato. 

“Ti ho detto quella del palloncino?” dice divertito e ci racconta di quando a un corso di aggiornamento lo obbligarono a fare la barba ad un palloncino gonfiabile per verificare la precisione e la delicatezza delle sue mani. Mentre noi pensiamo che voglia dirci quanto fosse bravo, lui incalza “E sai cosa è successo? PUM! L’è saltà subit! Ma non una, almeno due o tre volte!”

Allarga le braccia, alza gli occhi al cielo, mette le mani in faccia come fosse ora quel ragazzino impacciato. Dietro di lui Michele sorride con tenerezza, chissà quante volte ha sentito questa storia!

 

Padre e figlio, eleganti e scanzonati, nella loro divisa a quadretti hanno la stessa armonia di un duetto musicale. Si ascoltano, si aspettano e rispettano pause e tempi l’uno dell’altro. Una sintonia che incanta.

Michele ha affiancato Mario vent’anni fa, educato dalla passione del padre e dalla stessa sensibilità verso gli esseri umani. Entrambi pensano che la parte migliore di questo lavoro sia proprio il rapporto con le persone. “Siamo un po’ psicologi” dice Mario, e anche se oggi la gente è un po’ più chiusa, qui nel tempo lento di barba e capelli raccontano di sè, spesso affidando loro pezzi di vita che non condividono con nessun altro. 

Michele oggi è anche un insegnante dell’accademia nazionale di acconciatori (in via Torretta) e due sere a settimana, dopo le consuete otto ore di lavoro e più, le trascorre con i giovani: “Vogliono imparare la tecnica, ma sarà solo la vera passione a farli andare avanti”. Basta guardarlo negli occhi per capire quanto questa esperienza sia preziosa per lui.

Nel giorno di riposo Mario si dedica al giardino e all'orto - chè le forbici proprio non le vuole lasciare! Michele, invece, porta in giro la sua amatissima moto e ci dice: “Pensa che una volta un cliente, di ritorno dal mare, mi ha portato in regalo una bottiglia di liquore a forma di moto. Mi ha colpito. Neanche immaginavo sapesse di questa mia passione!”.

Questo accade nella bottega di Mario e Michele - da 50 anni in via Quarenghi: il taglio di barba e capelli è quasi sempre un pretesto per parlare, per scambiarsi piccoli gesti di cura e per sorridere un po’ delle cose del mondo. 

Mentre riflettiamo insieme su questo, fa capolino dalla porta d’ingresso un signore con cappello e sciarpa, guarda Mario con un ghigno affettuoso e dice: “Siamo amici lo stesso eh! L’Atalanta ha meritato”.

Siamo amici lo stesso: anche questa è via Quarenghi.”

 


Continuar

Dal 1968, Mario è barbiere, si è fatto conoscere in città, si è tenuto aggiornato con le nuove tecniche di lavoro e ha insegnato al figlio Michele il mestiere di acconciatore.

Padre e figlio lavorano insieme, un mix tra due stili diversi per soddisfare ogni richiesta della clientela.

 

Insieme al Distretto Urbano del Commercio li abbiamo incontrati e questa è la loro storia:

“Mario e Michele. Un padre e un figlio. Gli stessi gesti gentili.

Lo stesso sguardo lieve e sapiente sulle cose della vita.

Mario ha iniziato nel 1968 facendo il garzone nella bottega di un barbiere in via Ventiquattro Maggio.

Ha cominciato a lavorare per due ragioni principali e ugualmente importanti: innanzitutto perché aveva quattro fratelli e cinque sorelle e bisognava pur aiutare in casa. In secondo luogo per una sorta di rivalsa: “Da bambino mi tagliavano sempre i capelli alla 'Umberto I' lasciandomi solo un ciuffetto davanti, dritto in piedi. Non ne potevo più e così mi sono preso la mia rivincita e sono diventato barbiere!”

Si fece poi crescere i capelli come prevedeva la moda beat degli anni 70. “Mi piaceva un sacco - commenta alzando il mento - ma poi arrivò il militare e ci rasarono tutti. Pensa che un amico, che aveva fatto il viaggio in treno con me il giorno prima, non mi riconobbe!” 

Mario, capelli folti e bianchi e un ampio gesticolare, ricorda con benevolenza la sua storia e anche ciò che probabilmente ha vissuto con maggior tensione nel racconto si trasforma in un sorriso degli occhi.

Tutto lo ha portato ad essere quello che è e verso tutto ha indubbiamente uno sguardo grato. 

“Ti ho detto quella del palloncino?” dice divertito e ci racconta di quando a un corso di aggiornamento lo obbligarono a fare la barba ad un palloncino gonfiabile per verificare la precisione e la delicatezza delle sue mani. Mentre noi pensiamo che voglia dirci quanto fosse bravo, lui incalza “E sai cosa è successo? PUM! L’è saltà subit! Ma non una, almeno due o tre volte!”

Allarga le braccia, alza gli occhi al cielo, mette le mani in faccia come fosse ora quel ragazzino impacciato. Dietro di lui Michele sorride con tenerezza, chissà quante volte ha sentito questa storia!

 

Padre e figlio, eleganti e scanzonati, nella loro divisa a quadretti hanno la stessa armonia di un duetto musicale. Si ascoltano, si aspettano e rispettano pause e tempi l’uno dell’altro. Una sintonia che incanta.

Michele ha affiancato Mario vent’anni fa, educato dalla passione del padre e dalla stessa sensibilità verso gli esseri umani. Entrambi pensano che la parte migliore di questo lavoro sia proprio il rapporto con le persone. “Siamo un po’ psicologi” dice Mario, e anche se oggi la gente è un po’ più chiusa, qui nel tempo lento di barba e capelli raccontano di sè, spesso affidando loro pezzi di vita che non condividono con nessun altro. 

Michele oggi è anche un insegnante dell’accademia nazionale di acconciatori (in via Torretta) e due sere a settimana, dopo le consuete otto ore di lavoro e più, le trascorre con i giovani: “Vogliono imparare la tecnica, ma sarà solo la vera passione a farli andare avanti”. Basta guardarlo negli occhi per capire quanto questa esperienza sia preziosa per lui.

Nel giorno di riposo Mario si dedica al giardino e all'orto - chè le forbici proprio non le vuole lasciare! Michele, invece, porta in giro la sua amatissima moto e ci dice: “Pensa che una volta un cliente, di ritorno dal mare, mi ha portato in regalo una bottiglia di liquore a forma di moto. Mi ha colpito. Neanche immaginavo sapesse di questa mia passione!”.

Questo accade nella bottega di Mario e Michele - da 50 anni in via Quarenghi: il taglio di barba e capelli è quasi sempre un pretesto per parlare, per scambiarsi piccoli gesti di cura e per sorridere un po’ delle cose del mondo. 

Mentre riflettiamo insieme su questo, fa capolino dalla porta d’ingresso un signore con cappello e sciarpa, guarda Mario con un ghigno affettuoso e dice: “Siamo amici lo stesso eh! L’Atalanta ha meritato”.

Siamo amici lo stesso: anche questa è via Quarenghi.”