Paolo Carrara Tappezziere

Paolo Carrara Tappezziere

Descrizione

Insieme al Distretto Urbano del Commercio abbiamo incontrato Paolo, proprietario di Paolo Carrara Tappezzerie, per conoscere la storia della famosa attività, oggi meta di visitatori da tutto il mondo.

 

Paolo è il figlio di Giuseppe Carrara, noto tappezziere di Bergamo Alta, che già negli anni ’50 aprì la sua bottega nel cuore del centro storico.

Oggi la piccola bottega si trova in Via Rocca, in uno spazio di rara bellezza messo a disposizione dal Comune con la volontà di sostenere l’artigianato nel centro storico. Come per la bottega del fabbro dello Scuri, anche questa è diventata luogo di pellegrinaggio continuo di visitatori da tutto il mondo, curiosi e stupiti da questa arte antica.

“Per i turisti questo posto è l’Italia. La bottega è del 1200 e la lavorazione a mano dei materassi è uno di quei mestieri in via di estinzione.”

La lana è ancora quella delle pecore bergamasche. “I nostri materassi sono decisamente un prodotto a km zero”, sottolinea Paolo con fierezza, e subito dopo ci mostra la sua cardatrice.

Si tratta di un macchinario utilizzato per pulire la lana dalle impurità e allargarne le fibre, rendendola così più morbida e di conseguenza utile alla realizzazione di materassi più comodi.

Un tempo, questo lavoro veniva svolto manualmente dal Cardalana, che ogni 2/3 anni si recava presso le case per rinvigorire i vecchi materassi. Questi doveva scucire il materasso, tirar fuori tutta la lana, cardarla per bene, rimetterla all’interno del materasso e ricucire il tutto per il nuovo utilizzo. Era talmente parte della vita delle comunità che ancora oggi, in qualche presepe, si può trovare la statuetta del Cardalana.

Ai giorni nostri c’è ancora chi conserva questi vecchi materassi, “perché sanno che proteggono e rendono più forti contro i freddi dell’inverno”, o che ne chiedono di nuovi perché cercano qualcosa su misura.

Paolo è un sarto della buonanotte e i suoi gesti lenti e cadenzati seguono quasi il ritmo del respiro notturno, come se volesse riempire quel materasso anche della calma necessaria ad un buon sonno.

Si tratta soprattutto di un lavoro di pazienza: “Ci vuole pazienza per cucire e per saper fare con le persone. Bisogna entrare nelle loro case in punta di piedi e aver cura di ciò che chiedono.”

Accanto a Paolo c’è suo nipote Lorenzo, laureato in Scienze politiche, e che da qualche tempo ha chiesto di imparare il mestiere.

“Gli ripeto sempre la stessa frase: più fai, più sbagli, più impari.”

Molte volte nella sua bottega arrivano i cosiddetti mobili della nonna: quelli di case antiche zeppe di oggetti e di ricordi e dove anche solo rifare il tessuto di una poltrona può ferire la nostalgia.

Avere a che fare con i ricordi significa aver presente che spesso ci si cade dentro con il cuore e che occorre tempo e cura per scegliere se tenerli stretti o lasciarli andare verso una nuova storia.

 

Sedie, divani e pareti riprendono vita con questo paziente artigiano dei tessuti, innamorato del bello e della memoria.


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Insieme al Distretto Urbano del Commercio abbiamo incontrato Paolo, proprietario di Paolo Carrara Tappezzerie, per conoscere la storia della famosa attività, oggi meta di visitatori da tutto il mondo.

 

Paolo è il figlio di Giuseppe Carrara, noto tappezziere di Bergamo Alta, che già negli anni ’50 aprì la sua bottega nel cuore del centro storico.

Oggi la piccola bottega si trova in Via Rocca, in uno spazio di rara bellezza messo a disposizione dal Comune con la volontà di sostenere l’artigianato nel centro storico. Come per la bottega del fabbro dello Scuri, anche questa è diventata luogo di pellegrinaggio continuo di visitatori da tutto il mondo, curiosi e stupiti da questa arte antica.

“Per i turisti questo posto è l’Italia. La bottega è del 1200 e la lavorazione a mano dei materassi è uno di quei mestieri in via di estinzione.”

La lana è ancora quella delle pecore bergamasche. “I nostri materassi sono decisamente un prodotto a km zero”, sottolinea Paolo con fierezza, e subito dopo ci mostra la sua cardatrice.

Si tratta di un macchinario utilizzato per pulire la lana dalle impurità e allargarne le fibre, rendendola così più morbida e di conseguenza utile alla realizzazione di materassi più comodi.

Un tempo, questo lavoro veniva svolto manualmente dal Cardalana, che ogni 2/3 anni si recava presso le case per rinvigorire i vecchi materassi. Questi doveva scucire il materasso, tirar fuori tutta la lana, cardarla per bene, rimetterla all’interno del materasso e ricucire il tutto per il nuovo utilizzo. Era talmente parte della vita delle comunità che ancora oggi, in qualche presepe, si può trovare la statuetta del Cardalana.

Ai giorni nostri c’è ancora chi conserva questi vecchi materassi, “perché sanno che proteggono e rendono più forti contro i freddi dell’inverno”, o che ne chiedono di nuovi perché cercano qualcosa su misura.

Paolo è un sarto della buonanotte e i suoi gesti lenti e cadenzati seguono quasi il ritmo del respiro notturno, come se volesse riempire quel materasso anche della calma necessaria ad un buon sonno.

Si tratta soprattutto di un lavoro di pazienza: “Ci vuole pazienza per cucire e per saper fare con le persone. Bisogna entrare nelle loro case in punta di piedi e aver cura di ciò che chiedono.”

Accanto a Paolo c’è suo nipote Lorenzo, laureato in Scienze politiche, e che da qualche tempo ha chiesto di imparare il mestiere.

“Gli ripeto sempre la stessa frase: più fai, più sbagli, più impari.”

Molte volte nella sua bottega arrivano i cosiddetti mobili della nonna: quelli di case antiche zeppe di oggetti e di ricordi e dove anche solo rifare il tessuto di una poltrona può ferire la nostalgia.

Avere a che fare con i ricordi significa aver presente che spesso ci si cade dentro con il cuore e che occorre tempo e cura per scegliere se tenerli stretti o lasciarli andare verso una nuova storia.

 

Sedie, divani e pareti riprendono vita con questo paziente artigiano dei tessuti, innamorato del bello e della memoria.